Aa.Vv.
Estetica dell’ibrido tra arte e filosofia
DESCRIZIONE
L’immagine dell’ibrido, del mostro dalla natura molteplice o indefinita, accompagna da sempre la storia dell’uomo, le sue mitologie e le sue forme narrative. Considerato talvolta simbolo del disordine e della violazione dell’ordine del cosmo, talvolta apparizione prodigiosa o segno premonitore, l’ibrido terrorizza e ammutolisce, ma al contempo affascina e incuriosisce. Tale ambivalenza è dovuta alla sua capacità di infrangere la regolarità della riproduzione e la continuità della consuetudine. La sua è una natura mostruosa: abita luoghi liminari, si manifesta occasionalmente, confonde con la sua morfologia costitutivamente ambigua. L’ibrido è una figura del limite: rivela un confine, vive ai margini dell’esperienza. In questo volume, il saggio di ALESSANDRO GATTI analizza la rappresentazione di due ibridi della tradizione mitologica – l’arpia e la sfinge – a partire da fonti arti-stiche rinascimentali e barocche, allo scopo di indagarne la sovrapponibilità iconografica. SAMUELE STRATI propone una riflessione sulla mostruosità focalizzandosi sul «luogo del mostro» e sulla contaminazione che dà origine all’ibrido, confrontando la prospettiva tradizionale e le recenti teorie postumaniste. Postfazione di Flavio Piero Cuniberto
Editore:
GRAPHE.IT EDIZIONI
Genere:
Filosofia
Pagine:
106
Pubblicazione:
2021
ISBN:
9788893721202